Quale futuro nel trattamento degli alimenti?
Macchine Alimentari aprile 2012
Dott. Alfredo Gris*
[quote align=”center”]Sebbene siano utilizzate nei Paesi in via di sviluppo per il trattamento di cereali e legumi, le radiazioni
ionizzanti in Italia stentano ad affermarsi per una certa diffidenza dei consumatori, dovuta a dubbi sulla sicurezza e al possibile uso non corretto. Il trattamento non rende radioattivo l’alimento[/quote]
Sono definite ionizzanti quelle radiazioni, elettromagnetiche e corpuscolate, che possiedono energia sufficiente per ionizzare, in modo diretto o indiretto, gli atomi del materiale irradiato che incontrano, impartendo agli elettroni energia cinetica sufficiente a farli allontanare, con formazione di ioni e radicali liberi. Sulla materia vivente hanno effetto in tre fasi, chimica, fisica e biologica. Le radiazioni ionizzanti possono essere utilizzate, in base ai livelli di dosaggio (da 5 a 100 kGy), per sanificare o sterilizzare prodotti medicali e diagnostici, materiale sanitario, prodotti farmaceutici, packaging cosmetico, farmaceutico e alimentare, altri prodotti (per esempio stuzzicadenti, talco etc.) ma anche nel campo della chimica dell’irraggiamento per il processo di scurimento degli articoli in vetro (principalmente flaconi per profumeria e cosmetici) e la reticolazione di materie plastiche (cross-linking). I primi tentativi di applicare le radiazioni alla conservazione degli alimenti si possono far risalire alla fine del XIX secolo con Pacinotti e Porcelli. Bisogna giungere al 1957 in Germania per avere un’utilizzazione commerciale dell’irraggiamento. Leggi di più >>
*Tecnologo Alimentare, Almater S.r.l., Cittadella (PD)
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