Peste suina africana (PSA): nuovo focolaio nel Nord d’Italia

Peste suina africana (PSA): nuovo focolaio nel Nord d’Italia

Ritrovate 21 carcasse di cinghiali positive alla PSA in Piemonte e Liguria: ripercussioni economiche e in ambito di sicurezza alimentare.

La PSA è una malattia virale che colpisce suini e cinghiali selvatici, altamente contagiosa e spesso letale per gli animali (oltre il 90% del totale dei casi) sostenuta da un virus a DNA a doppia elica appartenente alla famiglia Asfaviridae, genere Asfivirus. Gli animali colpiti da questa malattia presentano tra i sintomi tipici febbre, perdita di appetito, debolezza, aborti spontanei, gravi lesioni cutanee evidenti su orecchie e fianchi. Tale sintomatologia è molto vicina a quella della peste suina classica e la distinzione può avvenire solo tramite diagnostica di laboratorio. Al momento, per la PSA non esistono né vaccini né cure ed è questo a preoccupare maggiormente il settore produttivo della suinicoltura italiana e l’industria agroalimentare ad esso collegata.

In ogni caso, è importante ricordare che questa malattia non è trasmissibile all’uomo, né attraverso il contatto diretto né tramite il consumo di alimenti di origine suina. Nonostante questo, l’uomo rappresenta un veicolo di trasmissione virale tramite veicoli, indumenti e attrezzature contaminate ed errato smaltimento di alimenti a base di carne suina anche stagionata. La trasmissione, oltre alle modalità sopradescritte, può avvenire anche tramite contatto diretto o con animale infetto o per via fecale oltre che tramite morsi di zecche infette. Anche lo smaltimento illegale di carcasse è un’altra modalità rilevante di diffusione della malattia.

Il virus resiste bene all’ambiente esterno e alle alte temperature e può rimanere vitale nei salumi anche fino a cento giorni. Per questo le norme europee, per eradicare e controllare la diffusione della malattia, prevedono in primo luogo l’abbattimento dei suini domestici cui è stato riscontrato il focolaio e in secondo luogo il blocco delle movimentazioni e delle commercializzazioni al di fuori dell’area infetta, compresa l’esportazione, dei prodotti a base di carne suina provenienti dalle aree geografiche focolaio.

Nel Comune di Ovada in provincia di Alessandria (Piemonte) il 7 gennaio 2022 è stato ritrovato un cinghiale morto di peste suina africana (PSA). Finora i casi italiani si sono riscontrati solo in Sardegna; pertanto, la notizia ha suscitato non ben poco allarme. A seguito di questo ritrovamento si è proceduto ad un monitoraggio a tappeto delle carcasse di cinghiale in Piemonte e nella vicina Liguria. Al momento si sono rinvenute 14 carcasse positive alla PSA in Piemonte e 7 in Liguria.

Rappresentando questa epidemia una minaccia, viste le sue importanti ripercussioni economiche e soprattutto in ambito di sicurezza alimentare, il vicepresidente della Regione Piemonte Fabio Carosso ha firmato una nuova ordinanza, in vigore da lunedì 24 gennaio fino al 30 aprile 2022. Essa prevede il divieto di qualsiasi tipo di attività venatoria e di gestione faunistica e la regolamentazione dell’attività agro-silvo-pastorale che deve essere sottoposta al preventivo parere positivo del Servizio Veterinario della ASL competente nei Comuni delle province di Asti, Cuneo ed Alessandria compresi nel raggio di 10 km dalla zona infetta. Inoltre, durante l’incontro tra i presidenti di Piemonte e Liguria, avvenuto martedì 25 gennaio con i ministri delle politiche agricole Stefano Patuanelli e della salute Roberto Speranza, è stata chiesta l’istituzione di un commissario interregionale che possa aiutare ad affrontare questa emergenza nazionale e ristori subito i diversi comparti colpiti, a partire da quello agricolo.

Questa notizia ha innescato anche le prime misure e i divieti all’export di carni suine, prosciutti e salumi Made in Italy.

Eccole qui di seguito riassunte:

  • Canada e S.A. riconoscono la regionalizzazione delle misure di restrizione sui prodotti di origine animale: un approccio che, dapprima sviluppato in Italia e ideato dal Prof. Romano Marabelli e poi diffuso in tutto il mondo, consente la salvaguardia delle filiere strategiche rispetto a fenomeni controllabili tramite efficaci attività di polizia sanitaria. Requisito fondamentale per l’export in questo contesto è il certificato sanitario aggiornato con l’attestazione del prodotto proveniente da aree geografiche senza misure di restrizione per PSA;
  • il Giappone non riconosce la regionalizzazione delle misure di restrizione sui prodotti di origine animale ma sta sopponendo al vaglio ulteriori requisiti sanitari che permettano in futuro il riconoscimento;
  • Cina, Taiwan e Cuba non riconoscono la regionalizzazione delle misure di restrizione sui prodotti di origine animale e pertanto hanno interrotto l’esportazione di prodotti a base di carne suina Made in Italy;
  • la Serbia ha sospeso l’esportazione di tutti i prodotti suini ad eccezione di quelli sottoposti a trattamento termico;
  • il Brasile infine ha deciso di adottare misure differenziate per i vari prodotti provenienti dall’Italia. Si può continuare qui l’esportazione di prodotti stagionati per un periodo minimo di 6 mesi e prodotti cotti con trattamento termico di almeno 30 minuti a 70°C su tutta la carne o a trattamento termico superiore o equivalente in grado di inattivare il virus della PSA; tutti gli altri prodotti a base di carne suina non sono ammessi.

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