Una recente nota del Ministero della Salute (0050147-P-26/07/2019) chiarisce quanto accaduto in questi ultimi mesi per quanto riguarda casi di epatite colestatica ricollegati al consumo di integratori a base di Curcuma longa.
A maggio scorso infatti era scattata una prima segnalazione di alcuni integratori alimentari contenenti curcuma associati a casi di epatite. Il Ministero si è da subito mosso diffondendo una prima lista di integratori ed invitando i consumatori a sospendere temporaneamente a titolo precauzionale il consumo delle confezioni acquistate.
Dopo due mesi e mezzo si sono concluse le indagini sugli integratori a base di curcuma e curcumina con un risvolto del tutto inatteso. È emerso infatti dalle indagini del gruppo di esperti del Ministero della Salute che i 21 casi di epatite colestatica acuta registrati possono essere ricondotti non a una presenza di contaminazione nei prodotti ma ad una sensibilità dei consumatori con alterazioni epato-biliari o con calcoli alle vie biliari oltre che in caso di assunzione di farmaci.
Il Ministero della Salute ha stabilito pertanto che sulle etichette degli integratori a base di curcuma e curcumina dovrà essere presente d’ora in avanti un’avvertenza che sconsiglia il consumo alle persone con alterazioni della funzione epato-biliare e a quelle con calcoli delle vie biliari. Sulle confezioni, poi, dovrà essere presente anche l’invito a consultare il medico prima di utilizzare questi integratori nel caso in cui si stiano assumendo dei farmaci.
Lo strano caso degli integratori alla curcuma
Una recente nota del Ministero della Salute (0050147-P-26/07/2019) chiarisce quanto accaduto in questi ultimi mesi per quanto riguarda casi di epatite colestatica ricollegati al consumo di integratori a base di Curcuma longa.
