Fanno parte degli additivi alimentari e sono facilmente identificati tra gli ingredienti di un alimento attraverso la dicitura della categoria “coloranti:” seguita dal nome specifico o un codice che va da E100 a E199. Possono essere di origine naturale, cioè estratti da specie vegetali o animali, naturali identici cioè prodotti chimicamente per riprodurre una corrispondente sostanza naturale, o artificiali poichè prodotti chimicamente e privi di un corrispondente colorante naturale.
Alcuni esempi di coloranti naturali sono:
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riboflavina (E101), o anche lattoflavina o vitamina B2, colorante giallo presente nel latte e in molti ortaggi verdi, soprattutto nel cavolo e nel pomodoro;
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clorofille (E140), pigmenti verdi presenti nella maggior parte delle piante e delle alghe;
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caramello (E150);
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antociani (E163), il cui colore può variare dal rosso al blu, si ritrovano nei fiori e nei frutti di numerose piante e nelle foglie autunnali.
Tra i coloranti sintetici troviamo, ad esempio:
- tartrazina (E102);
- amaranto (E123)
- rosso cocciniglia 4R (E124)
- blu patentato V (E131)
A cosa servono?
I coloranti vengono volontariamente aggiunti ai prodotti alimentari per svolgere determinate funzioni, quali:
- compensare perdite di colore causate da esposizione a luce, aria, umidità e variazioni di temperatura;
- migliorare la colorazione naturale;
- aggiungere colore ad alimenti che ne sono privi o che hanno un colore diverso.
Ruolo dell’EFSA
Ogni colorante alimentare, prima di essere utilizzato nell’Unione Europea, deve essere autorizzato a seguito di rigorose valutazioni in termini di sicurezza da parte di un gruppo dell’EFSA composto da esperti specializzati sugli additivi alimentari e sulle fonti di sostanze nutritive aggiunte agli alimenti (ANS). Le valutazioni del gruppo scientifico prevedono un’attenta analisi degli studi scientifici aggiornati disponibili in materia, sulla possibile tossicità e sulle stime dell’esposizione alimentare umana. Sempre durante tali valutazioni, l’EFSA stabilisce, se possibile (in base alla quantità di dati disponibili), una dose giornaliera accettabile (DGA) per ogni sostanza.
Tuttavia, è importante tenere presente come l’approvazione da parte dell’EFSA non escluda la possibilità di ulteriori controlli: l’autorizzazione all’uso può essere rivalutata, modificata ed eventualmente sospesa. Dal 2009 al 2016, infatti, tutti i coloranti già autorizzati prima del 2009 (circa 40) sono stati esaminati per confermare o meno la sicurezza alla luce di nuovi dati scientifici. In seguito a questo riesame il gruppo di esperti scientifici ANS ha vietato l’utilizzo del colorante Rosso 2G (E 128), risultato potenzialmente cancerogeno e genotossico, e ha rilasciato una dichiarazione sul gruppo di coloranti noti come “coloranti monoazoici solfonati”, di cui fanno parte il rosso allura AC (E129), l’amaranto (E123), il rosso cocciniglia 4R (E124), il giallo tramonto FCF (E110), la tartrazina (E102) e l’azorubina/carmoisina (E122): il gruppo di esperti ha stabilito la DGA di questo gruppo di coloranti sulla base di precedenti valutazioni e ha ribadito come, ad oggi, non ci sia motivo di riconsiderare la DGA del colorante rosso allura (E129). Inoltre, ha comunque ritenuto che per questi coloranti potrebbe essere necessario un futuro approfondimento, ma che attualmente l’evidenza scientifica dimostra un’assenza di genotossicità. Importante è anche ricordare che, a partire dal 20 luglio 2010, ai sensi dell’articolo 24 del Regolamento CE 1333/2008, l’etichettatura degli alimenti contenenti i coloranti alimentari E102, E104, E 110, E 122, E124, E129 deve includere le seguenti informazioni addizionali previste dall’allegato V del citato regolamento: «denominazione o numero e del colorante/dei coloranti: può influire negativamente sull’attività e l’attenzione dei bambini».
Ancora, una recente importante novità riguarda il colorante al biossido di titanio E171: in seguito al riesame di recenti studi sulla sostanza citata, il 6 maggio 2021 l’EFSA ha aggiornato la sua valutazione di sicurezza dell’additivo alimentare biossido di titanio (E 171), ritenendolo non più sicuro come additivo alimentare (la valutazione non riguarda le applicazioni di biossido di titanio in dentifrici, cosmetici, vernici e medicinali). Questo additivo viene impiegato, come sbiancante, in dolci, caramelle, prodotti da forno, brodi e salse per bambini e neonati, creme spalmabili e frutta secca trasformata. Dopo aver condotto una revisione di tutte le recenti prove scientifiche disponibili, l’EFSA ha concluso che, nonostante non ci siano evidenze conclusive, non si può escludere una possibile geno tossicità del colorante. Il parere dell’Efsa è stato inviato alla Commissione Europea e agli Stati membri, che rifletteranno ora sul parere dell’EFSA e decideranno in merito a eventuali misure normative o appropriati consigli per i consumatori.
Una volta autorizzati in Europa, i coloranti alimentari sono classificati, in base alle loro caratteristiche tossicologiche, in:
- coloranti alimentari autorizzati “quantum satis” (quanto basta), utilizzabili in quantità non superiori a quelle necessarie per ottenere l’effetto tecnologico desiderato e a condizione che i consumatori non siano indotti in errore. Per questi coloranti non è prevista una quantità massima;
- coloranti alimentari con limite massimo combinato, che possono essere utilizzati soltanto entro i limiti massimi definiti nella normativa comunitaria.
La probabilità che i coloranti alimentari causino reazioni allergiche è invece stabilita dal gruppo di esperti dell’EFSA che si occupa di prodotti dietetici, alimentazione e allergie.
Un ulteriore compito dell’EFSA è quello di rispondere a richieste specifiche fatte dalla Commissione Europea per esaminare alcuni coloranti alimentari a seguito di nuove informazioni scientifiche e/o di nuove condizioni d’utilizzo.
Risultano quindi esserci numerose valutazioni e analisi prima che i coloranti alimentari vengano autorizzati, nonché continui controlli su quelli già autorizzati, in modo da garantirne la sicurezza nell’Unione Europea. Dopo aver ottenuto l’autorizzazione dall’EFSA, queste sostanze vengono aggiunte alla lista degli additivi alimentari consentiti nell’UE di cui al Regolamento CE 1333/2008, che ne specifica anche le condizioni di impiego. Per poter essere utilizzati, tutti i coloranti alimentari devono essere altresì conformi a determinate specifiche riportate nel Regolamento (UE) n. 231/2012 del 9 marzo 2012.
Ruolo della FDA
Similmente a quanto accade in Europa, negli Stati Uniti, ai sensi del Federal Food, Drug, and Cosmetic Act (Capitolo VII, sezione 721), tutti i coloranti, ad eccezione delle tinture per capelli a base di catrame di carbone, nonché i nuovi usi di coloranti già approvati, sono soggetti all’approvazione della FDA prima di poter essere utilizzati negli alimenti, oltre che in farmaci, cosmetici e in dispositivi medici che entrano in contatto con persone o animali.
“Color additives are very safe when used properly” (i coloranti sono molto sicuri quando usati correttamente): questo è quanto afferma Linda Katz, M.D., M.P.H., Direttore dell’Ufficio dei cosmetici e dei colori presso il Centro per la sicurezza alimentare e la nutrizione applicata (Center for Food Safety and Applied Nutrition – CFSAN) della FDA.
Nel caso di un nuovo colorante, la FDA valuta tutti i dati disponibili sulla sicurezza della sostanza in esame per garantire che sia sicura (effetti a breve e lungo termine del consumo, composizione e proprietà, processo di produzione, stabilità, quantità probabile di consumo/esposizione e disponibilità di metodi analitici per determinare la purezza e la quantità negli alimenti). Una volta approvato, il nuovo colorante deve essere utilizzato solo in conformità con gli usi, le specifiche e le restrizioni consentite. Inoltre, la normativa specificherà:
- i tipi di alimenti in cui può essere utilizzato;
- eventuali quantità massime consentite;
- come identificare il colorante sull’etichetta alimentare.
I coloranti che la FDA riscontra causare cancro negli animali o nell’uomo non possono essere utilizzati nei prodotti regolamentati dalla FDA commercializzati negli Stati Uniti.
Due categorie principali compongono l’elenco dei coloranti consentiti della FDA. Oltre ai coloranti in approvazione, nella prima categoria ne troviamo alcuni chiamati “certificable” (certificabili). Questi coloranti derivano principalmente da fonti di petrolio e carbone e ogni lotto deve essere certificato dalla FDA, che rilascerà per ognuno un numero di certificazione. Solo allora quel lotto potrà essere usato nei prodotti regolati dalla FDA. Questi coloranti certificati hanno nomi specifici costituiti da un prefisso, come FD&C, D&C o Ext. D&C, un colore e un numero. Un esempio è il colorante FD&C Yellow No. 6, presente in cereali, gelati e prodotti da forno. Altre volte questi coloranti sono identificati da un nome abbreviato, che consiste solo nel colore e nel numero, come Yellow 6.
Altri coloranti, nella seconda categoria principale, sono definiti “exempt” (esenti) dalla certificazione dei lotti. Essi sono ottenuti in gran parte da fonti vegetali, animali o minerali. Tra questi troviamo il colore caramello e l’estratto di colore dell’uva. Nonostante non siano soggetti ai requisiti di certificazione dei lotti, essendo coloranti devono comunque essere conformi ai requisiti normativi.
Entrambi i tipi coloranti sono soggetti a rigorosi standard di sicurezza.
La mancanza di tossicità risulta quindi essere un requisito fondamentale per tutti gli additivi, sia a livello europeo che extra-europeo, e in particolar modo per i coloranti, dato che il loro impiego non è necessario per la conservazione degli alimenti. Anche a livello mondiale ci sono attente attività di controllo e di valutazione in merito, che sono eseguite dal comitato congiunto FAO/OMS di esperti sugli additivi alimentari (JECFA Joint FAO/WHO Expert Committee on Food Additives).
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